L’omicidio di Marco Vannini: la Cassazione ha deciso…

Si torna a parlare dell’omicidio di Marco Vannini, e lo si fa, dopo la sentenza pronunciata lo scorso 3 maggio dalla Cassazione, con cui è stata confermata la condanna per la morte del ventunenne ucciso con un colpo di pistola.

A sparare, come ormai molti sapranno, è stato il padre della sua fidanzata, Antonio Ciontoli. La condotta di quest’ultimo è stata ritenuta spietata dalla Cassazione, dato che decise di nascondere l’accaduto. Continua a leggere l’articolo per scoprire cosa hanno scritto i giudici della Quinta sezione penale della Cassazione sulla conferma della condanna ad Antonio Ciontoli.

Antonio Ciontoli evitò di chiamare i soccorsi

Come anticipato, i giudici della Quinta sezione penale della Cassazione hanno confermato la condanna a quattordici anni per Antonio Ciontoli. Questo è quanto scritto sulla sentenza integrale pubblicata dalla Corte Suprema di Cassazione: “Una circostanza è certa: Antonio Ciontoli evitò consapevolmente e reiteratamente di osservare l’unica possibile condotta doverosa imposta dal ferimento di Marco Vannini con un colpo di arma da fuoco, ovvero l’immediata chiamata dei soccorsi e la necessaria corretta informazione su quanto realmente accaduto

La condanna alla famiglia Ciontoli

E poi ancora, “gli imputati scelsero di non fare alcunché che potesse essere utile per scongiurare la morte, non solo rappresentandosi tale evento ma accettando la sua verificazione, all’esito di un infausto bilanciamento tra il bene della vita di Vannini e l’obiettivo avuto di mira, ovvero evitare che emergesse la verità su quanto realmente accaduto”. Secondo la Corte la famiglia Ciontoli si sarebbe concentrata “esclusivamente sulle conseguenze dannose, derivanti dalla situazione che era venuta a crearsi, si evince dal contegno tenuto da tutti gli imputati anche dopo aver appreso della morte di Vannini.

Le risultanze delle intercettazioni ambientali acquisite restituiscono un quadro illuminante sulla configurabilità del concorso doloso, giacché Antonio, Federico e Martina hanno pacificamente tentato di addivenire ad una versione concordata circa le pistole, su dove si trovassero, su chi le avesse prese e tolte dal bagno. Gli imputati sapevano che era stato sparato un colpo di pistola, oltre che per il rumore avvertito, pure per il bossolo che Federico Ciontoli rinvenne subito, dandone immediata comunicazione agli altri, come del resto confermato dagli stessi ricorrenti nel corso degli interrogatori”.


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