Scoperta la nuova cura per il Covid-19

Nuovo ordine ai medici per curare il Covid a casa: ecco cosa si dovrà usare

Il Covid-19 continua a fare il suo corso e non sembra arrestarsi. Il piano vaccinale procede a rilento e gran parte della popolazione italiana è rimasta scoperta, non ha ancora difese di fronte la malattia da coronavirus (Covid-19). Anche a distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, sono molte le incertezze su come comportarsi di questo virus.

Cosa fare quindi, quando si scopre di essere positivi, non si hanno i sintomi più frequenti (mal di gola, affanno, febbre, perdita dell’olfatto e/o del gusto) e quindi è costretti a restare a casa in quarantena? Che farmaci prendere? Se vuoi scoprire quali sono le ultime novità su come fronteggiare questa malattia, continua a leggere.

La nuova cura casalinga

Secondo recentissimi studi, il nuovo modo per curare il Covid-19 sarebbe grazie all’Interferone beta, che permette di curare a casa 60 pazienti affetti da coronavirus over 65 con una sintomatologia non grave. Cosa sono gli interferoni e a cosa servono? Hanno un ruolo fondamentale di fronte le malattie virali come il Coronavirus, perché permettono di segnalare all’organismo che c’è una qualche problematica nell’organismo. Gli esperti hanno dimostrato con degli studi che in particolare l’interferone beta è in grado di variare l’attività del sistema immunitario, ad esempio stimola la risposta delle cellule nei confronti del virus e l’induzione di anticorpi.

Verso la sperimentazione

Cure Coronavirus: le nuove terapie e i nuovi farmaci efficaci

 

Questa nuova cura che permetterà di affrontare il Coronavirus da casa e che prevede l’utilizzo di Interferone beta, utile soprattutto per coloro che hanno più di 65 anni, è stata non solo approvata dall’Aifa ovvero, l’Agenzia italiana del farmaco, ma anche dall’Istituto di farmacologia traslazionale (Ift) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), con la collaborazione dell’Istituto superiore di Sanità.

La sperimentazione partirà dalla Capitale, sarà promossa dall’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” che con l’Unità speciale di continuità assistenziale regionale (Uscar) controlleranno come la cura procederà sui pazienti. Se dovesse funzionare, sarebbe una svolta soprattutto per tutti coloro che di fronte questa malattia infettiva hanno trovato difficoltà nell’affrontarla. Noi siamo speranzosi e fiduciosi: fateci sapere nei commenti cosa nei pensate.


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