GOVERNO MELONI, LA NOTIZIA POCO FA: ADDIO A QUESTE TASSE

Il governo Meloni sta già iniziando ad introdurre tutte le modifiche che aveva promesso durante la sua campagna elettorale. Ecco quali tasse verranno eliminate.

Le misure del nuovo governo

Dopo il netto trionfo delle elezioni da parte del governo capitanato da Giorgia Meloni, al giorno d’oggi, ci sono alcune tematiche scottanti che la Premier dovrà affrontare.
C’è da aggiungere che, tutte le manovre che la Meloni deciderà di attuare, saranno soprattutto figlie del momento storico che stiamo vivendo.
Non è un segreto, il fatto che la crisi scaturita dalla guerra tra Russia e Ucraina, con tutte le conseguenze che sappiamo, sta incidendo non poco su tutte le scelte di governo, anche in campo europeo.

Per quanto riguarda il campo nazionale, le misure che il centro destra attuerà, saranno sicuramente riguardanti una riforma del reddito di cittadinanza, oltre che discutere del caro bollette.

E proprio sul reddito di cittadinanza, si è espresso proprio Matteo Salvini, che ha dichiarato:

“Bisogna rivederlo, è un dovere morale. Spesso è diventato un disincentivo al lavoro. Bisogna tagliare sprechi e truffe che spesso hanno per protagonisti stranieri, migliaia di extracomunitari che prendono il sussidio e poi tornano a casa. Dobbiamo tagliare quei soldi per mandare in pensione chi lavora da 41 anni”

Le due tasse da eliminare

Ma due tasse sono sotto l’occhio del nuovo governo: il canone Rai e la Legge Fornero.
Infatti, per quanto riguarda il canone Rai, molto probabilmente già dal prossimo anno, diventerà regionale.
In più verrà scorporato dalla bolletta della luce.
Questo perché secondo la Commissione Europea, l’addebito in bolletta, va contro il principio della trasparenza.
Come in molti sapranno, il canone Rai ha un costo annuo di 90 euro, dilazionati in dieci rate mensili da 9 euro ciascuna.
Di questi 90 euro, la Rai ne riceve 74, mentre i restanti 16 vanno allo Stato.

Per quanto riguarda la legge Fornero poi, verrebbe messo in pratica un pacchetto di misure di circa 2 miliardi che comprenderebbe la proroga di Opzione donna, ovvero la possibilità di pensionamento con 35 anni di contributi e 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti) o 59 anni di età (se lavoratrici autonome), e la proroga dell’Ape sociale, ossia la possibilità di pensionamento con 63 anni di età e 30 anni di contributi (oppure 36 a seconda dei casi).


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