GENITORI ITALIANI FINISCONO IN TRIBUNALE PER IL NOME DATO ALLA FIGLIA: “NON POTETE”

Incredibile cosa è successo a questa famiglia. I genitori sono stati convocati dal tribunale a causa del nome dato alla figlia. Ecco come avevano chiamato la piccola e perché sono stati chiamati in aula.

Cosa è successo

Lui è un ingegnere veronese di 36 anni, ha origini somale e si chiama Libaan Bosir Scek Mohamed, mentre lei, è un’esperta di relazioni pubbliche, ha 38 anni e si chiama Rosa Maria Castiglione. I due qualche mese fa, sono stati chiamati in tribunale a causa del nome della loro terzogenita. Ad assistirli, gli avvocati Matteo Casucci e Rosalia Terrei.
Tutto è cominciato quando l’anagrafe di Milano, a qualche settimana dalla nascita della bimba, ha convocato i genitori per segnalare alla coppia che il nome della loro bambina non era sufficientemente identificativo del genere femminile. L’invito dunque, era quello di cambiarlo oppure quello di aggiungere un altro nome prima di quello che loro avevano scelto, ovvero Blu.
I due hanno dunque proposto il nome Shamsa, di chiare origini arabe. Anche questo nome però è stato bocciato a causa di una scarsa diffusione nel suolo italiano.
Il nocciolo della questione, è un articolo (numero 35), di una legge del 2000, dove è scritto che “il nome del bambino deve comprenderne il sesso”. Dunque, non trovando un accorto tra le parti, è partita la segnalazione al Tribunale.

La sentenza e le parole dei genitori

Per legge, una volta partita la segnalazione e in caso siano coinvolti dei minori, si richiede anche l’intervento della Procura.
Però, nonostante la segnalazione, il pm Baima Bollone ha deciso di rinunciare al ricorso, permettendo così a giudice di convalidare il nome Blu.
Subito dopo la sentenza, le parole dei due genitori, felici di aver vinto questa disputa:

Mi auguro che nessun altro genitore si veda convocato dal Procura per decidere di cambiare il nome al proprio figlio, un nome che legittimamente ha dato dato e che non è lesivo del diritto del minore

Queste sono state le parole del papà. Poi ha voluto aggiungere un pensiero anche la mamma della piccola Blu:

Sono felice soprattutto per lei che a 5 mesi ha già vissuto il suo primo giorno di lotta per i suoi diritti” e poi ha aggiunto: “Sembra una questione molto grande che è quella del nome, dietro la scelta di un nome si nascondono principi molto più grandi che sono quello della libertà, dell’identità e del rispetto dell’identità“.


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